Complesso e articolato saggio pubblicato nel 1938 che si colloca al centro di un trittico composto anche da Ragion Pratica (sempre del 1938) e Metafisica del valore (del 1944). Rappresenta il contributo di Sacheli alla traduzione critica elaborata da Kant, tramite il suo idealismo trascendentale, dell’idealismo soggettivistico e empirista.
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Il reale è costituito da una pluralità di centri di coscienza i quali agiscono, nel reale appunto, secondo il “dover-essere” (cioè il valore) che unificandoli li sospinge verso l’essere. L’attività degli “io” diventa quindi il tramite per superare l’opposizione tra “essere” e “dover essere”. Siamo quindi di fronte ad un idealismo “attenuato” senza soggetto assoluto ma ancorato alla trascendentalità e normatività del valore. Kant viene ripreso in chiave axiofenomenica ma è la nozione di Atto, che fornisce Gentile, che permette a Sacheli di delineare il punto di unione tra essere e dover essere che diventa così il principio unificatore del reale. Siamo di fronte a una visione originale dell’axiofenomenismo, anche se l’ispirazione, che viene dichiarata esplicitamente fin anche nel titolo di questo lavoro, è dichiarata nell’ultimo capitolo dell’opera, proviene in parte dal pensiero di René Le Senne e dal suo spiritualismo assiologico e in particolare dal suo lavoro Obstacle et valeur. (dal sito dell'Editore)
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